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Immigrazione: il matrimonio celebrato all'estero

9/1/2020

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Mi occuperò di spiegare brevemente la procedura per ottenere la validità del matrimonio celebrato all'estero agli effetti della Legge Italiana. Sono sempre più frequenti i casi di coppie di italiani e stranieri che si uniscono e che celebrano il matrimonio all'estero, e che poi rientrano cercando di ottenere il riconoscimento del loro rapporto anche nel nostro territorio. Innanzitutto, per avere validità legale l'atto di matrimonio deve essere trascritto nel Comune territorialmente competente. Il certificato di unione ottenuto all'estero deve provenire da un Ufficio dello Stato Civile straniero e deve essere legalizzato e tradotto. Deve essere legalizzato da una Rappresentanza Consolare/Diplomatica Italiana presente sul Paese estero da cui proviene l'atto. Sulla "legalizzazione" si potrà, in certi casi, usufruire dell'apposizione della "postilla" (o apostille) che sostituisce la necessità di legalizzare gli atti, ed è prevista solo per gli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione dell'Aja del 1961 (Vedi lista Paesi).
La Rappresentanza Consolare/Diplomatica Italiana che riceve l'atto così tradotto e legalizzato, ne cura poi la trasmissione  presso l'Ufficio del Comune Italiano competente ai fini della definitiva trascrizione nei registri di Stato Civile.
Da lì l'unione effettuata in terra straniera avrà anche effetti secondo la Legge Italiana.
Vi è poi una Lista di Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione di Vienna del 1976 che prevede la sottoscrizione di un atto ufficiale "plurilingue" esente da traduzione e legalizzazione. Questi Stati sono in sostanza in gran parte quelli dell'Unione Europea compresi gli Stati dell'area Balcanica, tranne la Grecia che non ha ancora ratificato tale Convenzione al suo interno.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti sulla procedura per ottenere quanto sopra descritto. 
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