Dal sito dell'ASGI segnalo un'importante e recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in tema di divieto al rimpatrio di cittadini non-UE nel Paese di origine qualora in esso non sia garantito un ordine democratico e la presenza, concreta, di un sistema di protezione delle Autorità del Paese sui propri cittadini per eliminare ogni forma di violenza, sopruso di diritti umani e rischio effettivo di subire maltrattamenti.
Il 23 agosto 2016 la Corte europea per i diritti dell'uomo ha condannato la Svezia per la violazione dell'art. 3 CEDU(ovvero il divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti) nel casoJ.K. and Others v. Sweden che riguardava tre cittadini iracheni, richiedenti asilo in Svezia per i quali era stato previsto il rimpatrio in Iraq . La Corte ha dichiarato che in Iraq vi è una situazione di sicurezza in generale peggioramento, caratterizzata da un aumento della violenza settaria con attacchi e avanzate di ISIS. Dato che vaste aree del territorio sono di fatto fuori dal controllo effettivo del governo iracheno, la Corte ha rilevato che la capacità delle autorità irachene di proteggere i cittadini è da considerarsi diminuita. Nonostante l'attuale livello di protezione possa essere considerato sufficiente per la popolazione in Iraq in generale, la Corte ritiene che la situazione sia diversa per gli individui appartenenti ad un gruppo selezionato dato che l'effetto cumulativo delle circostanze personali e la ridotta capacità di proteggere i propri cittadini da parte delle autorità irachene devono essere considerati come un vero e proprio rischio di maltrattamenti nel caso di un ritorno dei ricorrenti in Iraq.
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Giugno 2024
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