La tematica appare interessante e di estrema attualità per l'utilizzo dei Social e del cellulare in generale che coinvolge oramai l'intera giornata di tutti noi. E' sempre più raro infatti trovare una persona, un giovane (difficilissimo) o un adulto (anche qui difficile, ma con qualcuno che ancora resiste!) che non sia in possesso di uno Smartphone adibito a varie funzioni come whatsapp, fotografie, radio, GPS, e quant'altro.
Ed è in questo tema che appare interessante ricordare la pronuncia della Suprema Corte sulla validità processuale penale del c.d. "screen-shot" ossia la fotografia della schermata del cellulare che contiene un messaggio o una serie di messaggi o una fotografia o un documento, ad esempio.
Su questo principio è ritornata la Cassazione con la recente sentenza N. 8332/2020 nell'aver qualificato come piena prova all'interno di un processo penale la riproduzione di uno screen-shot, certificando dunque tale forma di memorizzazione digitale come prova documentale precostituita ai sensi dell'art 234 c.p.p., quindi parificando lo screen-shot ad ogni scritto o altro documento in grado di rappresentare persone, fatti o cose mediante la fotografia, la cinematografia, la fonografia o qualsiasi altro mezzo.
Di conseguenza l'orientamento della Cassazione sulla validità probatoria degli screen-shot appare oramai consolidato e granitico, per cui attenzione a come si usa il proprio Smartphone che, in alcuni casi, mi permetto di osservare può rivelarsi anche un valido strumento di difesa personale da ingiurie, minacce, calunnie, diffamazioni ricevute o scambiate via SMS e magari poi cancellate ma rimaste nello screen-shot di qualcuno.
Lo Studio dell'Avvocato Eugenio Tummarello resta ovviamente a disposizione per ogni chiarimento del caso.