Con la sentenza del novembre 2012, (n.20982) la Suprema Corte di Cassazione conferma il proprio orientamento, affermando che il gioco del calcio non può essere qualificato come un'attività pericolosa rilevante ai sensi dell'art. 2050 c.c., in quanto si tratta di un disciplina che privilegia l'aspetto ludico pur consentendo, con la pratica, l'esercizio atletico. Si era sollevata innanzi alla Corte la possibilita' di far rientrare il gioco del calcio, insegnato presso una società sportiva, nell'ambito delle attività pericolose così come previsto dall'art. 2050 c.c. Sul punto la Cassazione ha risposto che, in mancanza di qualsivoglia elemento idoneo a dimostrare la violazione di obblighi e cautele da parte della società sportiva ovvero il verificarsi di un'azione anomala e/o in contrasto con le regole del gioco, l'infortunio occorso ad un giocatore nel corso di una partita di calcio non può che essere ricondotta ad un normale incidente di gioco determinato da caso fortuito. In presenza di tali condizioni la Suprema Corte ha escluso la possibilità di che possa essere attribuita responsabilità nei confronti della società sportiva o al danneggiante. (tratto da Altalex, 22 Febbraio 2013).
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