In questo mese l'appuntamento con il consueto aggiornamento toccherà un caso giudiziario che mi ha visto coinvolto nel mio mestiere di Avvocato Penalista. Lo voglio raccontare perché si è concluso bene per la difesa, e per come si sarebbe dovuto concludere sin dall'inizio a mio parere. Non è stato facile arrivare alla giusta conclusione ma l'esperienza insegna che i risultati devi andarteli a trovare e che la tenacia alla fine paga. Alla fine dell'Agosto 2015, un anno fa, sono stato chiamato come difensore di ufficio per assistere un camionista di nazionalità Polacca che era stato arrestato con l'accusa formulata dal PM di turno di "tentato omicidio" per aver mandato all'Ospedale un altro Camionista di nazionalità Turca a seguito di una forte colluttazione occorsa tra i due. Lo scontro era avvenuto in una piazzola di sosta dei Tir, quei luoghi dove vediamo a volte i Camionisti parcheggiare i loro enormi autoarticolati e sostare per diversi giorni in attesa di partire per chissà dove. L'accusa formulata sin dall'inizio dal PM ha destato in me un certo stupore perché gravissima, perché chissà quali motivi fossero stati alla base dell'intenzione di uccidere un uomo e perché pensavo di trovarmi di fronte un soggetto con alle spalle una serie di precedenti giudiziari da far rabbrividire anche il criminale più esperto. Invece no. Invece mi sono trovato di fronte un ragazzo con una faccia pulita, di 28 anni, che è stato subito rinchiuso in carcere dove lì è poi rimasto fino alla settimana scorsa, ovvero dopo più di 1 anno in attesa di una sentenza di condanna che è arrivata solo il 14 settembre 2016. Ebbene la storia giudiziaria racconta di questo ragazzo che era giunto per lavoro nell'area di sosta, aveva atteso da solo per un paio di giorni che fosse richiamato per ripartire verso la Polonia, ma che poi aveva incontrato nella stessa piazzola di sosta altri due Camion condotti da due soggetti Turchi che si erano fermati una notte e che il giorno dopo, quello della colluttazione, avevano iniziato a fare "strani movimenti". I due infatti mi riferiva il Polacco avevano incontrato un terzo soggetto, un italiano, a cui avevano venduto in "nero" del carburante. I due si erano fermati e avevano iniziato a guardare con "occhi strani" il ragazzo e il suo Camion, e di certo non sembravano avere buone intenzioni. Arrivata la sera, complice anche gran quantitativo di alcol bevuto da tutti, nasceva una discussione e uno degli autisti Turchi rimasto solo con il Polacco ne cercava addirittura un approccio sessuale mentre di tutta risposta riceveva un rifiuto che poi si trasformava in una violentissima scazzottata. Il Turco aveva la peggio, e finiva quasi in rianimazione all'Ospedale. Da qui la contestazione formulata dalla Procura che mi è subito sembrata non adeguata alla qualificazione giuridica del fatto compiuto, considerando la dinamica del fatto, gli accertamenti compiuti dai Carabinieri intervenuti sui luoghi, le ispezioni e le analisi svolte, il materiale probatorio acquisito, le testimonianze raccolte e, non ultimo, lo stato di incensuratezza dell'indagato. Nessuno aveva assistito in prima persona alla colluttazione tra i due e neanche un'arma o altro oggetto atto ad offendere veniva trovato sul luogo della scazzottata. Lo scontro poi avveniva vicino al Camion dell'imputato e non accanto a quello della persona offesa, e l'imputato veniva trovato dai carabinieri fermo in piedi ed in pigiama mentre il Turco era steso per terra. In quel momento il Polacco proferiva le seguenti parole indicando il Turco: "pedofilo!...pedofilo!...". IL reato di tentato omicidio prevede una pena che può andare da 7 a 14 anni di reclusione. Tralascio tutto il percorso giudiziario che ha portato all'udienza conclusiva, quella della settimana scorsa, e vorrei qui mettere in luce la chiave di svolta che mi ha portato a raggiungere una buona conclusione, forse la migliore, per il destino giudiziario e la libertà dell'imputato. La Corte composta in sede Collegiale ossia da tre Giudici data la gravità del reato contestato, ha accolto la mia richiesta di affidarsi ad un Consulente Medico Legale per valutare con certezza e competenza medica se i colpi sferrati dall'imputato fossero stati idonei o meno a cagionare la morte di una persona. Il Consulente ha concluso nella NON idoneità dei colpi inferti per uccidere un uomo. Da lì la discussione finale ove con mia sorpresa il PM ha concluso mantenendo comunque la contestazione di reato formulata sin dall'inizio chiedendo la bellezza di 8 anni di reclusione. Ho dovuto allora prendere la parola ed affidarmi a tutta la mia esperienza citando della Cassazione Penale già intervenuta a decidere su dei casi analoghi per cercare in tal modo di rappresentare alla Corte, pezzo per pezzo, gli elementi fattuali e giuridici per chiedere invece una derubricazione del reato da "tentato omicidio" in "lesioni" perché non vi è mai stata alcuna intenzione di uccidere nella mente del ragazzo ma solo di difendersi da un'aggressione, e perché mancavano tutti quegli elementi fattuali che la fattispecie di reato contestata richiede. Ovvio che la perizia medica a mio favore ha giocato un ruolo fondamentale nel certificare che la portata lesiva dei colpi non avrebbe potuto cagionare la morte della persona offesa. Ne sono seguiti momenti delicati quando la Corte si è riunita per decidere ed alla fine i Giudici hanno accolto in pieno le mie richieste e, sottratto il periodo di attesa in carcere già scontato dall'imputato, alla fine dei conti lo stesso veniva condannato alla pena di anni 3 e così scarcerato con la sospensione della pena.
Credo un buon risultato se considerata la richiesta del Pubblico Ministero.
2 Commenti
I
20/10/2016 03:12:16 pm
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Avv. Tummarello
20/10/2016 04:48:09 pm
Grazie
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